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Abuso d’ufficio: ingiusto deve essere sia il vantaggio che il risultato

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Palais de Justice Rome Cour suprême de cassation

Abuso d’ufficio: ingiusto deve essere sia il vantaggio che il risultato

Con sentenza n. 11394 depositata il 18 marzo 2015, la Corte di Cassazione, sesta sezione penale, nell’affrontare il tema dell’abuso d’ufficio, disciplinato dall’art. 323 C.P. , ha annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti dell’imputato (presidente di una Provincia) – per prescrizione del reato contestato- sebbene, in ottica di approfondimento giuridico, ha ritenuto sussistenti, nella fattispecie sottoposta a valutazione, tutti gli elementi costitutivi del reato contestato.

Invero, l’imputato ricorrente, nella qualità di Presidente dell’Amministrazione provinciale, aveva conferito un incarico dirigenziale – in assenza di qualsivoglia procedura selettiva e solo sulla base di un rapporto intuitu personae – ad un soggetto totalmente privo dei requisiti professionali e di esperienza richiesti dal Regolamento provinciale degli Uffici e dei Servizi vigente al momento del conferimento.

In tal senso,trattandosi di disposizioni dotate di uno specifico contenuto prescritto (in tal senso anche il Regolamento provinciale deve essere annoverato tra le fonti regolamentari la cui violazione può integrare il reato ex art. 323 C.P), i Giudici di Piazza Cavour hanno ritenuto integrata la violazione di legge o di regolamento così come richiesta dalla norma incriminatrice.

Sussiste, altresì, anche l’ulteriore elemento dell’ ” ingiusto vantaggio patrimoniale”, che, nel caso in oggetto, consiste nell’aver ottenuto e, conseguentemente, espletato l’incarico dirigenziale in assenza dei requisisti minimi richiesti.

Invero, il requisito della doppia ingiustizia postulato dal reato di abuso di ufficio richiede che l’ingiustizia del vantaggio o del danno non deve essere valutata solo in relazione al fatto (ovverosia all’abuso), ma anche in relazione al risultato che l’agente si propone, così potendosi qualificare ingiusti (il vantaggio o il danno) solo quando sostanzialmente non spettino in base all’ordinamento giuridico.

La Cassazione ha, infine, ritenuto integrato il dolo del reato di abuso di ufficio (nella forma del dolo intenzionale), ricavandolo dalla valutazione della condotta posta in essere dal P.U. che, in violazione delle norme poste a presidio della sua attività, aveva individuato l’affidatario dell’incarico in maniera del tutto discrezionale, nonostante le contrarie ed inequivocabili indicazioni espresse dalle altre figure previste dall’organigramma provinciale; affidatario, precisa la Corte, “privo di titoli ed esperienza che ne comprovassero la qualificazione professionale in materia ambientale” e, dunque, carente dei requisiti minimi richiesti. Il tutto, tra l’altro, senza alcuna ragione d’urgenza né reale necessità di duplicazione delle figure apicali – e relativi costi – all’interno dell’ Amministrazione provinciale.

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